…a questo punto valeva la pena aspettare due manciate di giorni e sfruttare l’appiglio ufficiale dell’anniversario, tanto per farmi coraggio (perché quando si accumula, un giorno dopo l’altro, quasi un anno di non-scrittura, non si sente dentro la garanzia che l’impulso a rompere il digiuno non sia un banale episodio, al quale seguiranno altrettanti giorni di silenzio. e dunque ci si chiede se non sia meglio restare a contemplare la data in cui si è smesso, tanto tempo prima. eppure al blog manca un elemento fondamentale che renderebbe interessante tale pratica, cioè la trasformazione che caratterizza ogni forma di vita. un blog privato dei suoi periodici post non deperisce, non sbiadisce, non si ricopre di ragnatele, sulle parole non si formano affascinanti concrezioni saline. un blog resta semplicemente fermo a come lo si è lasciato e questo alla lunga innervosisce). oppure ecco, sarebbe stato meglio attendere il 18 gennaio per proclamare la legittimità di un diario con cadenza annuale, beninteso non un semplice annuario in cui si narrino i fatti salienti dell’annata appena trascorsa ma un qualcosa a metà strada tra l’inutile e il maniacale in cui si fermino i pensieri che passano nella radio sempre accesa della mente lo stesso giorno di ogni anno.
invece no, forse perché il 18 gennaio 2008 (salvo conguaglio) so già che sarò lontana lontana, lontana quanto è lontana cuba da roma. e i momenti di prepartenza sanno muovere energie altrimenti sopite, come l’improvvisa urgenza di lasciare segni della propria esistenza in vita nel luogo che si sta per lasciare, anche se si sa che non è per sempre. chissà. nel dubbio, mi avvalgo  della facoltà di non rispondere di me stessa.